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Roccabernarda

Piccolo Borgo dell'entroterra Crotonese che, attraverso rievocazioni, storie e leggende, mantiene vive e tramanda le proprie tradizioni.

Tappa degli itinerari turistici dedicati alle aree interne del progetto Postale2.0 finanziato da Fondazione con il Sud per il bando "Volontariato2019" Un progetto di turismo esperienziale-sostenibile dedicato alla riscoperta dei luoghi attraverso gli occhi di chi ogni giorno li abita e vive.

STORIA E GEOGRAFIA

Situato in un punto nevralgico dell’entroterra crotonese a 180mt di altitudine, ai piedi della Sila e tra i due fiumi Neto e Tacina, Roccabernarda è un paese di origine medievale che sorge su uno sperone di arenaria dominato dai ruderi del castello risalente all’XI secolo.

Sebbene il territorio sia segnato da frequentazioni e insediamenti sin dall’età greca, fu l’età medievale il momento fondamentale per il popolamento del territorio: dapprima con una massiccia presenza monastica e successivamente con la nascita dei castella sulle alture, da intendere come abitati cinti da mura, costruzione molto diffusa nell’Italia meridionale normanna. Roccabernarda fu sede anche della Fiera di Mulerà, antica fiera medievale, meta di mercanti provenienti da ogni dove, che ancora oggi si svolge ai primi di settembre.

 

LA LEGGENDA

Nell’antica tradizione rocchisana  spicca la leggenda del Re Pagano, trasmessa oralmente nei secoli e che oggi rischia di scomparire dalla memoria collettiva.

Secondo l’antica leggenda: nel castello  viveva un Re Pagano sostenuto dai malefizi della madre magara (strega), quest’ultima, dall’alto della sua dimora che dominava l’abitato, era capace di distruggere ogni cosa, facendo rotolare dalla china delle macine di mulino, tenendo saldo il potere del figlio e sotto scacco l’intero borgo. Il Re sarebbe stato ucciso da tale Rinaldo di Montalbano , che mal digeriva, come il resto della popolazione rocchisana, l’esercizio dello ius primae noctis imposto dalle leggi del Re. Il giovane Rinaldo, che doveva prendere moglie nel paese, si oppose alla tanto odiata legge imposta dal Re, tanto che arrivarono a incrociare le spade nei pressi del fiume Tacina. Nella contesa fu il Re ad avere la peggio, Rinaldo infatti prima gli mozzò la barba, da qui prende il nome la località “cacavarva”; successivamente trovò la morte, per mano di Rinaldo, in prossimità di San Petrus de Niffis. Rinaldo infine tornò alla rocca ed utilizzando uno stratagemma riuscì a sconfiggere anche la vecchia magara, liberando per sempre il paese dalla servitù del Re Pagano.

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